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CESARE MARTIGNONI
Il mio interesse per il cavallo attaccato nasce dal fatto che l’azienda di famiglia, già nella prima metà dell’800, era dedica al noleggio ed all’uso di carrozze a cavalli per il trasporto pubblico di persone.
Per quasi un secolo, fino all’arrivo delle prime automobili, la mia famiglia era in punto di riferimento nella locomozione ippotrainata in Gallarate e dintorni, avevamo per clientela le famiglie benestanti e industriali della zona dove l’attività legata all’industria cotoniera era molto sviluppata, inoltre la vicina caserma d’artiglieria a cavallo forniva un’altra opportunità economica rappresentata dal pensionamento dei cavalli di proprietà degli ufficiali.
Con il diffondersi dell’automobile, a partire dal 1920,l’utilizzo dei cavallo incominciò gradualmente a ridursi con la sola parentesi dell’ultimo periodo bellico in cui, la mancanza di carburante rese indispensabile il riutilizzo delle carrozze.
Ad ogni buon conto, i cavalli a casa non sono mai mancati e mio padre Vittorio negli anni ’60 incominciò a fare servizi di matrimonio, teatrali e cinematografici con cavalli e carrozze, sin da giovane ero sempre al suo fianco aiutandolo e cercando di apprendere i suoi insegnamenti, lui era orgoglioso nel vedere che proseguivo con la tradizione al punto che mi inviò in Svizzera a prendere lezioni da Auguste Dubey e successivamente alla Longora dal Barone Albert Moyersoen grande amico della nostra famiglia.
Alternavo la guida di cavalli carrozzieri agli hackneys, che ho allenato per 25 anni, poi dal 1979 e per molti anni a seguire, con Franco Di Chiara ci siamo recati in Olanda ed Inghilterra per partecipare a gare di hackneys e gelders ed abbiamo avuto modo di conoscere grandi tecnici come Cynthia Haydon, Egbert Emmink, Gerard Van Delden e Jan Van Rooij dai quali abbiamo appreso molte conoscenze.
Successivamente, nel 2000 grazie agli insegnamenti di Albert Moyersoen sul sistema di guida Howlett, ho incominciato con il coaching e quando nel 2005 mi disse: ”sei pronto, puoi partire per l’Inghilterra” incominciò la mia annuale frequentazione alle gare di coaching dove ho avuto modo di conoscere molti appassionati ed entrare nell’intimo di questa specialità tipicamente britannica.
Considerata la brutta piega presa negli ultimi anni dai cosiddetti “attacchi di tradizione”, con queste pagine web vorrei raccontare e condividere le mie esperienze maturate in 40 anni di frequentazione dei campi gara europei con la speranza di sensibilizzare qualcuno alla tecnica classica ovvero alla “old school”. Buona visione.
Dopo 60 anni a Windsor
CAVALLI
Gli appassionati del nostro sport che mi conoscono sanno quanto apprezzamento rivolgo ai cavalli di razza Gelderlander.
Tutto ebbe inizio nel 1972, quando mio padre Vittorio acquistò 3 cavalli di questa razza, si trattava di bai, balzani di quattro, lista in fronte, testa convessa ed appiattita, un dorso talmente diritto da poterci giocare a bocce ed una struttura scheletrica possente, attaccati avevano distinzione, andature rilevate ed incollatura portata alta.
Fu amore a prima vista, rappresentavano il mio stereotipo del cavallo carrozziere che mi ero costruito osservando fotografie dei primi '900 riportate su libri e riviste, da allora nella nostra scuderia i gelderlander non mancarono mai e mio padre, sostenitore del cavallo ungherese, dopo un primo periodo di perplessità, li utilizzò regolarmente nella sua attività di noleggio per matrimoni, sfilate, eventi vari e quant'altro.
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